Chi Siamo
I furgoni con il marchio ‘Cangi Oscar Il pane di Pistrino’, corrono veloci lungo l’Alta Valle del Tevere arrivando fino ad Anghiari, Sansepolcro, Umbertide, Monterchi e, grazie ai rifornimenti garantiti ai supermercati, ben oltre i confini regionali.
Quella di Pistrino è un’azienda che, pur essendo rimasta nelle salde mani della famiglia che custodisce gelosamente la storia, ha saputo rinnovarsi e innovarsi. “Perché la crisi ha morso anche il pane” ammette il figlio Doriano, che assieme alla moglie Lorenza e all’instancabile fratello Franco, mentore della pasticceria, porta avanti la tradizione: “Crisi e nuove abitudini alimentari hanno modificato l’approccio delle persone al consumo di pane.
Sono nato e cresciuto con il mantra del nonno che mi diceva che mai e poi mai la gente avrebbe smesso di mangiare il pane. Eppure il pane, ma anche i prodotti da forno, subiscono quotidianamente le stigma di medici e nutrizionisti, velocissimi a proporre l’eliminazione di questo alimento dalla dieta.” I nuovi stili di vita hanno ridotto la produzione di circa il 30%, ma al forno Cangi un problema di non poco conto come questo è stato trasformato in un’opportunità, finendo con l’ispirare la nascita e la messa in produzione della pagnotta da due etti e mezza. “Ne vendiamo a centinaia visto che il filone, tipico pane da un chilo, viene acquistato solo da famiglie numerose”.
Va da sé, al di là di ogni tendenza e di qualsiasi moda alimentare, il “Pane di Pistrino”, la “ciaccia” classica che diventa dolce nel periodo pasquale ma anche la prelibata crostata, siano famosi ed apprezzati in tutta l’Alta Valle del Tevere. Nessun dettame alimentare potrà sconfiggere il sapore del pane fresco, magari appena sfornato, sposato agli affettati e accompagnato da un buon bicchiere di vino. Guai a pensare, però, che sia tutto facile, che acqua, lievito e farina diano un risultato scontato. “Fare il pane è la cosa più naturale del mondo, ma anche la più difficile” rivela Oscar: “Ogni volta che il lievito madre viene tolto dal frigo, il fornaio sa che la danza dell’impasto non dipende solo dalla sua abilità, ma anche dal tempo, dal clima, dall’umore e dalla consistenza delle farine usate”. “Il pane ti ruba il tempo alla famiglia e agli affetti, il sonno o – sorride – il viaggio di nozze come nel mio caso, ma ti restituisce la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono. Di utile alla comunità”.
Sarà anche per questo che, nonostante l’azienda sia gestita dai due figli, al fianco dei quali ci sono quindici dipendenti,, Oscar ed Emiliana tutti i giorni si presentano in laboratorio. “Il pane non deve mai mancare – rivela Emiliana - perché quando manca il pane manca tutto. E’ sempre stato così e lo sarà ancora per molto tempo”.